INCONTRO INTERRELIGIOSO "FIRENZE: IL DIALOGO E LA PACE"

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Il dialogo rappresenta oggi, forse, l’ultima frontiera contro la crescente polarizzazione della società. Nell’era dominata dai social media, la segmentazione dell’informazione ha favorito la nascita di comunità chiuse, le cosiddette “echo chambers”, generando un pericoloso tribalismo digitale che coinvolge anche la dimensione religiosa.

In un’epoca segnata da relativismo e nichilismo, in cui, riprendendo Nietzsche, «manca lo scopo, manca la risposta al perché, i valori supremi si svalutano», l’essere umano appare sempre più smarrito dinanzi a una realtà complessa e sfuggente. Proprio in questo scenario di incertezza, le grandi religioni abramitiche possono rappresentare un solido punto di riferimento. Con questo spirito si è svolto, nella splendida cornice del Salone di Palazzo Borghese a Firenze gremita di persone, uno storico incontro interreligioso patrocinato dal Rotary Club Firenze PHF, che ha visto protagonisti l’arcivescovo metropolita Gherardo Gambelli, il rabbino emerito Joseph Levi e l’imam Izzedin Elzir, moderati con professionalità dalla giornalista Erika Pontini.

Durante il dibattito, i tre esponenti delle fedi monoteiste si sono soffermati anche sulle fragilità e sulle speranze della realtà fiorentina, descritta come una città immersa in un “torpore emotivo”, incapace di reagire con determinazione alle difficoltà del presente. Monsignor Gambelli ha rivolto un forte appello a «ritrovare l’umanità», intervenendo concretamente sulle marginalità sociali per ridare speranza ai giovani più vulnerabili. L’imam Elzir ha invece auspicato una vera e propria rivoluzione culturale, fondata sulla legalità e sulla fiducia reciproca, indispensabile per proteggere i giovani dai rischi della devianza. Infine, il rabbino Levi ha sottolineato l’urgenza di reintrodurre nelle scuole una riflessione sui valori spirituali presenti nella Bibbia e negli altri testi sacri, elementi spesso assenti nella formazione delle nuove generazioni.

A conclusione del dibattito, è emersa una proposta concreta: prendendo spunto dalla Cappella di Sant’Anna a San Marino, dove convivono pacificamente la Stella di Davide, la Mezzaluna islamica e la Croce cristiana, monsignor Gambelli ha suggerito di indire un concorso per realizzare un simbolo analogo a Firenze. Una proposta accolta favorevolmente dal rabbino Levi, che ha tuttavia ricordato l’importanza di preservare
l’identità specifica di ciascuna fede, evitando il pericolo del sincretismo.